Storia della Cooperativa Agricola di Produzione e Consumo

L'atto costitutivo della Società Anonima Cooperativa Agricola di Produzione e Consumo[1], redatto presso lo studio del notaio Palmana di Volpedo, reca la data del 30 gennaio 1921. Lo scopo della Società Cooperativa era quello di "favorire la collettività dei consumatori agricoli ed operai, emancipandola dagli intermediari, e garantendo la qualità delle merci e a tale scopo si prefigge l'esercizio della compera dei generi alimentari e di vestiario nonché tutti gli altri di consumo domestico ed attrezzi agricoli, e l'esercizio di un forno cooperativo". Facendo riferimento allo Statuto[2], approvato il 26 dicembre 1920, che consta di 49 articoli, la Società dovrebbe avere, a partire dal momento della sua costituzione, durata di cinquant'anni, prorogabili; in realtà, essa fallì molto prima, ritrovandosi rapidamente in passivo, e venne sciolta già sei anni dopo, nel 1927.

Il 2 febbraio 1921 si procede alla nomina del Consiglio di Amministrazione con votazione a scrutinio segreto (sette consiglieri: Zuccarelli Camillo, Scherpa Pietro, Fornasari Silvio, Boveri Clelio, Massa Domenico, Orefice Carlo, Bidone Luigi), del cassiere Ambrogio Zambosco, di tre sindaci (Mogni Angelo, Zambosco Pierino, Zuccarelli Giovanni) e due supplenti (Pelosi Alberto e Massa Giovanni), di tre probiviri (Capsoni Luigi, Bruno Giuseppe, Giovanetti Silvio) e due supplenti (Nicolini Bartolomeo, Cassanini Manlio); il Presidente Camillo Zuccarelli viene eletto per acclamazione seduta stante e viene nominato un segretario provvisorio (Pasquale Zuccarelli) della neo creata Cooperativa di Produzione e Consumo.[3]

Carmelio Scherpa (foto mia, dalla lapide del cimitero di Monleale).

Il 25 febbraio 1921, in una sala appositamente concessa da Scherpa Carmelio (1877 – 1968), si tiene la prima riunione del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa di Consumo.

Poiché si deve nominare un commesso per smerciare i generi di consumo allo spaccio, si offrirebbe lo stesso Carmelio Scherpa, che darebbe anche in affitto i locali per spaccio, magazzino e forno; si decide di nominare Scherpa Carmelio in via provvisoria commesso dello spaccio, fissando per la sua retribuzione il 5% sulle vendite che effettuerà e si decide di prendere in affitto i locali dello Scherpa, "con il fitto compensato dal 5% che lo Scherpa percepisce per le vendite", per almeno 9 anni.[4]

Nell'adunanza del 10 febbraio 1921, il Presidente fa presente che a molti soci farebbe piacere che si aprisse lo spaccio, anche in via provvisoria, per lo smercio di alcuni generi alimentari, ma sono necessari alcuni attrezzi per la rivendita e ci sarebbe la vedova di Pietro Stringa disposta a vendere tutti i suoi attrezzi di bottega, consistenti "in un banco scansia per pasta due bilance ed altri vari attrezzi, per la complessiva somma di lire 1500, che si son fatti valutare da un perito li valutò ad un prezzo molto superiore". Il Consiglio approva l'acquisto. Si decide, quindi, di aprire lo spaccio a partire dal giorno 18 febbraio e si incaricano il membro Orefice e il segretario Zuccarelli di provvedere all'acquisto dei vari generi necessari per la vendita e il membro Bidone di comprare un maiale.

Il Consiglio considera che per rifornire lo spaccio dei generi necessari ci vogliono lire 10000, ma siccome se ne hanno solo 5000, si decide di ricorrere al prestito privato, facendosi dare 4000 lire da Rolandi Giovanni, in effetto cambiario per mesi dodici "al tasso d'interesse del 5% annuo. Tale effetto verrà firmato dall'intero Consiglio".[5]

Il 24 febbraio 1921 il Presidente informa il Consiglio che le trattative con Carmelio Scherpa per l'affitto dei locali e per la costruzione del forno è a buon punto e illustra le condizioni di Scherpa per il contratto di affitto. Il Consiglio propone delle modifiche, che il Presidente è incaricato di notificare a Scherpa.

Lo spaccio è stato aperto il 18 febbraio e sembra dia buoni risultati, ma, a questo punto, è necessario far provvista di maiali per la macellazione per procurarsi lardo e salumeria per l'estate. Rolandi Giovanni, Scherpa Carmelio, Zuccarelli Emilio, Zambosco Ambrogio offrirebbero un maiale ciascuno e Zuccarelli Camillo due, "al prezzo di calmiere" e dando una dilazione sia per la macellazione sia per il pagamento. Si decide di accettare tutti i sei maiali, che verranno pagati entro il mese di marzo.

Si incaricano Orefice Carlo e Zuccarelli Pasquale di procurarsi tutti i generi necessari per la rivendita.[6]

Il 10 marzo 1921 si prende in esame la domanda di Piccinini Sebastiano fu Angelo, residente nel comune di Bergamo, che chiede di essere ammesso come socio della Cooperativa (alla quale, in base allo Statuto, possono essere ammessi solo i residenti nei comuni di Monleale e Berzano), sottoscrivendo un'azione di lire 50. Viene ammesso, pagando una quota di iscrizione di lire 5.

Si paga lo zucchero al signor Belloglio.[7]

Il 20 marzo 1921, viene constatato che non sono sufficienti i fondi che si hanno in cassa per comprare le merci necessarie allo spaccio e per pagare i maiali. "Occorrerebbero altre 20000 lire, così avendo un fondo a nostra disposizione si può acquistare le merci che ci abbisognano a prezzi minori pagando per contanti; ed avendo il comune affidato a noi l'incarico del prelevamento dei generi forniti dallo Stato e dal consorzio provinciale per farne poi la distribuzione alle altre rivendite lasciandoci su questo un piccolo utile ci occorre anche per questo un fondo a disposizione.

Per cui [il Presidente] ha fatto domanda di un prestito di lire 20000 con la Cassa di Risparmio di Tortona mediante rilascio di un effetto cambiario firmato dai membri del Consiglio in proprio". Il Consiglio approva e "autorizza il membro Orefice Carlo per l'operazione prelevando lire 10000 e lire 10000 depositandole presso la stessa Cassa su di un libretto a conto corrente intestato alla Cooperativa, che su tale libretto si dovranno depositare i fondi che si trovassero in cassa superiori ai nostri bisogni: così si verrà sempre a diminuire l'interesse delle lire 20000." Oltre ai consiglieri, firmano l'effetto cambiario anche Scherpa Carmelio commesso e Zambosco Ambrogio cassiere.[8]

Il 25 marzo 1921 il Presidente da lettura delle clausole decise con Scherpa Carmelio per l'affitto dei locali per dodici anni consecutivi e la costruzione di un forno per la panificazione; il Consiglio approva e incarica i Presidente di stipulare tale contratto con scrittura privata e registrazione a spese comuni.[9]

Il 14 aprile 1921, preso atto del fatto che il segretario è impossibilitato a tenere la contabilità dei generi che entrano in magazzino, si decide di nominare un magazziniere. Boveri Clelio propone Pelosi Alberto che, essendo riconosciuto abile in materia, viene accettato senza discussioni e si decide che l'ammontare dello stipendio verrà discusso in seguito.[10]

Il 24 aprile 1921 "Il Presidente espone al Consiglio che essendo tosto in ultimazione il forno che sarebbe necessario procurarsi degli attrezzi occorrenti per la lavorazione del pane ai soci, della legna per l'essiccamento del forno, e per la legna piccola per la cottura del pane ed infine per l'assunzione in servizio di un fornaio.

Per ciò che riguarda gli attrezzi il consigliere Massa Domenico essendone competente, fa notare che non è conveniente acquistarli nuovi potendosene trovare usati a minor prezzo. Ne detta quindi i più necessari:

n° 10 tavole diverse

n° 1 Gramola

n° 1 Tavola a cassa

n° 4 pale legno

n° 1 cavalletto

n° 6 tele per coprire il pane

Il consiglio dopo breve discussione accetta con unanimità la proposta del consigliere Massa e delibera di dare incarico ai sigg. Massa Domenico e Scherpa Pietro per i suddetti acquisti.

Per l'acquisto della legna viene dato incarico ai sigg. Zuccarelli Camillo e Bidone Luigi e Boveri Clelio, i quali ne riferiranno l'esito alla prima riunione.

In quanto all'assunzione del fornaio vengono incaricati gli stessi Massa e Scherpa che inizieranno trattative col fornaio di Castellar Guidobono già offertosi per la mano d'opera e per due giorni la settimana, restando deciso di fare il contratto con lo stesso".[11]

Il 5 maggio 1921 si procede alla lettura del bilancio, che risulta in attivo e viene approvato dall'Assemblea.[12]

Il 22 maggio 1921 si decidono le norme per il funzionamento del forno:

"Il Consigliere Orefice Carlo fa rilevare che tenuto conto del prezzo della legna che è molto elevato, della mano d'opera e dell'affitto del forno, si è quasi certo di una passività e perciò propone venga messo per primo un obbligo ai clienti che verranno a servirsi del forno per la cottura del pane, una tassa fissa di lire venti annue per ogni famiglia, ed in più la tariffa di centesimi 15 per ogni hg di pane. il Consiglio sentitone l'esposto del Orefice dopo breve discussione approva con voto unanime la proposta del suddetto, e le norme seguendo così:

1° Il pane verrà coto tanto a soci come ai non soci.

2° I soci (le famiglie) pagheranno un abbonamento fisso di lire venti annuo in più lire 0,15 per ogni hg di pane cotto.

3° Le famiglie non socie pagheranno un abbonamento fisso, del 50% superiore a quelle socie in più £ 0,20 per ogni hg di pane cotto.

4° Tutti i clienti dovranno farne domanda scritta al Presidente della Cooperativa obbligandosi di stare con le condizioni del presente verbale e dello statuto.

5° Le tariffe potranno essere modificate a secondo l'aumento o diminuzione del combustibile e della mano d'opera.

6° I client che intendono depositare la farina per poi ritirarne il pane cotto verrà ritenuto gm (manca) su di ogni hg di farina.

7° Il forno funzionerà tre giorni alla settimana a secondo il consigliere di turno stabilirà."

Non si riesce a stipulare il contratto con il fornaio "per mancanza dell'interessato", mentre da un foglio sparso datato 22 maggio 1921, si evince che viene stipulato un contratto con il commesso; si tratta di un accordo tra il Presidente della Cooperativa e Scherpa Carmelio, dove si dice che, benché quest'ultimo avesse chiesto per i suoi locali un affitto di lire 200 mensili, gli si daranno 150 lire al mese posticipati, più il 3% sull'utile netto che risulterà dal bilancio annuale. "Il commesso dovrà uniformarsi ed attenersi alle norme degli articoli 30 e 31 dello statuto sociale".

Si decide, inoltre, di nominare un amministratore di turno per ogni mese per il buon funzionamento della cooperativa.[13]

Il 19 dicembre 1922 il commesso Scherpa rassegna le proprie dimissioni, che vengono accettate, a condizione che continui nella sua carica fino al 31 gennaio 1922; il compenso di gennaio verrà deciso in seguito.

"Il Presidente comunica la nota dello Scherpa Carmelio circa la costruzione del forno, portico e camera per lavorazione del pane, come da contratto già compilato sin dal 28 marzo 1921.

Da un ammontare di lire ottomilacinquecento cinquantuno come risulta dal contratto 28 marzo dando un affitto corrispondente al 7% avremmo un importo di lire 598,57. Il Consiglio tenuto calcolo che la camera del forno stesso era di già una parte costrutta e di ciò abbisognato minor spesa. Liquida l'affitto detto forno in lire 600 annue ad incominciare dal 1° [manca] 1921".[14]

Il 28 dicembre 1921 viene nominato, come commesso in via provvisoria, Selvatico Luigi (1897 – 1957), alle stesse condizioni di contratto già stipulate con lo Scherpa, in prova per un mese, con compenso di lire 150; in caso si decidesse di non assumerlo, gli si daranno lire 50 in più.[15]

Nell'adunanza del 29 dicembre 1921, il Consiglio esamina attentamente il conto relativo all'esercizio del forno, ma, vista l'impossibilità di esercitare un esatto controllo durante l'esercizio provvisorio, "visto che il conto risulta circa pareggio tra entrata e uscita ad evitare perditempi propone al commesso di assumersi tutte le spese decorse dal giorno dell'apertura del forno sino al 31 dicembre 1921 cedendo allo stesso tutte le entrate riguardanti allo stesso esercizio.

Chiamato lo Scherpa e questi accetta di versare l'importo totale che risulterà dal giornale mastro in più lire 145,60 di legna occorsa per la cottura del forno stesso."[16]

Il 30 dicembre 1921 si liquidano gli interessi della somma di 10000 lire che Ambrogio Zambosco aveva prestato alla cooperativa e si rinnova tale prestito anche per il 1922; stessa cosa per il prestito di 4000 lire data da Rolandi Giovanni. Si paga lo stipendio di 650 lire al segretario e di lire 50 al cassiere. Si pagano le spese di viaggio dei diversi membri di turno sostenute per andare a fare provviste. "Il Consiglio visto il conto consegnatario che manca pel pareggio suo conto la somma di lire 213,10, concede al consegnatario sig. Scherpa la suddetta somma in abbuono."[17]

Il 27 gennaio 1922 si decide di attendere i nuovi eletti, prima di procedere alla nomina definitiva di un commesso, e si lascia Selvatico come commesso provvisorio.[18]

Il 7 febbraio 1922 si procede ad una prima ripartizione degli utili dati dal bilancio dell'esercizio 1921, che viene, in seguito, discussa nell'Assemblea del 22 febbraio 1922. Chi approva tale bilancio e conseguente ripartizione degli utili, deve alzarsi in piedi, chi non approva restare seduto; alla prima votazione non si riesce a capire quale sia l'esito, dunque si procede a votare per appello nominale: su 30 votanti, 27 sono a favore e 3 astenuti, dunque il bilancio viene approvato.[19]

Il 15 febbraio 1922 si elegge come segretario Orefice Carlo, con stipendio non inferiore a lire 600 annue, salvo aumenti, a seconda dell'avanzo netto che risulterà dal bilancio a fine anno.[20]

Il 19 febbraio 1922 si assume in modo definitivo fino al 28 febbraio 1923 Selvatico Luigi fu Michele come commesso; segue il capitolato a cui dovrà attenersi, datato 25 febbraio 1922:

"Art. 1° Saranno applicate al commesso e il medesimo dovrà strettamente osservarle le disposizioni degli art. 30. 31 dello Statuto Sociale.

Art. 2° la retribuzione del commesso sarà di lire cento cinquanta (150) mensili. Avrà il diritto dell'uso per suo alloggio della camera di fianco alla bottega ma deve anche servire per il deposito di merci se ne occorresse il bisogno.

Art. 3° Per l'apertura e chiusura del negozio il commesso dovrà osservare l'orario stabilito dal Presidente.

Nella vendita della merce il commesso dovrà osservare i prezzi stabiliti nelle bollette di carico, nessun prezzo di vendita potrà essere variato senz'ordine del presidente o da chi per esso.

Su tutte le merci dovrà essere esposto il cartellino che indica il prezzo di vendita.

Art. 4° Il commesso dovrà avere la massima diligenza nella custodia della merce e curare la massima pulizia degli attrezzi di negozio e dei locali stessi.

Art. 5° Il commesso dovrà tenere un registro dal quale dovrà risultare gli incassi giornalieri, le bollette di carico, ed i versamenti fatti al cassiere.

I versamenti al cassiere dovranno farsi sempre di tutte le somme incassate, che risulteranno dal suo registro di carico da cui al comma precedente.

Il giorno del versamento ed il modo di effettuarli verranno stabilito dal Presidente, per modo che a mani del commesso non dovrà mai restarvi gli incassi superiori agli otto giorni.

Il commesso dovrà presentare mensilmente l'inventario della rimanenza di bottega, per poter la ministrazione controllare se i versamenti eseguiti corrispondono alla somma di carico.

L'inventario dovrà eseguirsi nell'ultimo giorno del mese ho nel primo del successivo e sarà qualora che il Presidente lo ritenga opportuno presenziato da un membro del Consiglio all'uopo delegato.

Art. 6° Al commesso gli verranno fatti i seguenti scoti sulle merci a lui consegnate

Per cali di stagionatura e per tarre di imballaggio e recipienti:

A Anciughe in latte il 20% compreso tara

B Bacalà (stocafisso) tarra del solo imballo

C Carne suina fresca il 6% questa comprende

Salamini freschi, salciccia, fegato, sangue, coste, testa, ossa, pasta di salciccia, lombo e simile che verrà consegnata nello stesso giorno di fattura.

Carne in conserva in latte il 10%

Conserva di pomodori in latte da kg 3 a 5 il 12%

D Formaggio grana di un anno il 3%

Formaggio grana di due anni 1%

Formaggio grana di tre anni 0,50%

Formaggi dolci il 1%

L Lardo non superiore ai 20 kg il 2%

M Merluzzo (il quattro) il 4%

Mostarda in latte da kg 10 il 12%

P Pane il 1° %

Panettoni e Biscotti il 1,50%

S Salame crudo con consegna dal principio di stagionatura a tutto il 30 aprile il 5%

Con consegna non superiori al 5 kg dal 1° maggio a fine stagione sconto il 1° %

T Tonno in latta il 15% compreso la tara

" in barilli il 22% " "

Per tutta la merce che non è stata compresa nella su esposta tabella, che per norma di altre cooperative di consumo, è meritevole di sconto, il Consiglio si uniformerà, e se del caso verranno stabiliti gli sconti volta per volta.

Tenuto però conto che per certi coli [leggi "colli"] l'amministrazione fornisce al commesso tutta la carta di imballo e involto delle merci, al prezzo di costo, aggiungendo la spesa per l'acquisto e il trasporto più il 10% a favore della Cooperativa.

Art. 7° Il commesso in caso di impedimento e per malattia non potesse per un periodo di tempo non superiore ai 30 giorni, per stare il suo servizio potrà farsi rappresentare da altra persona (sic) all'amministrazione, ma ne sarà sempre lui medesimo il responsabile di fronte alla Società, e la retribuzione di questa persona sarà a carico del commesso.

Art. 8° Il commesso dovrà custodire diligentemente il mobiglio e attrezzi di bottega che li verranno consegnati con regolare inventario, che dovrà riconsegnarli alla cessazione del suo servizio per i mancanti saranno posti a suo carico a prezzo d'inventario, e per i guasti avvenuti per sua inavvertenza la riparazione sarà a suo carico.

Art. 9° Per le disdette per cessazione di servizio tanto da parte dell'amministrazione, che da parte del commesso dovranno darsi per iscritto con un per avviso di al meno 30 giorni prima.

Art. 10° Il commesso dovrà curare la polizia ed accensione stufa nei locali ad uso dell'amministrazione e dovrà pure vigilare perché nessun oggetto che di proprietà od in uso dell'amministrazione sia esportato o consumato.

Art. 11° Per tutta la merce che verrà consegnata al commesso sarà sempre accompagnata dalla bolletta di carico che dovrà essere firmata dal commesso in segno di ricevuta appena che ne avrà constatato il peso.

Tutti gli sconti portati dal presente capitolato saranno fatti alla consegna della merce così la merce s'intende consegnata netto di sconto.

Se per qualche motivo su di una merce non si potesse fare lo sconto alla consegna se ne farà cenno nella bolletta di carico."[21]

Il 25 febbraio 1922 si decide, per non gravare ulteriormente sulle casse della Cooperativa, di non assumere un magazziniere, ma di affidare l'incarico di registrazione della merce al segretario, con un compenso commisurato al lavoro prestato e non inferiore alle 200 lire, mentre la consegna della merce al commesso verrà fatta a turno dai membri del Consiglio.

La passività risulta di lire 60 mensili per il forno; si pensava di poterla colmare con gli incassi della bottega, ma ci sono soci e non soci che si servono del forno, ma non della bottega; si decide, quindi,di elevare la tassa per la cottura del pane di centesimi 10 sull'attuale tariffa, per questi ultimi che si servono solo del forno. "Autorizzando il Presidente per la pubblicazione di un manifesto nella camera del forno onde tutti ne siano a conoscenza, incaricando il commesso di tenere ben nota di queste famiglie che non si servono della bottega."

"Il Presidente rammenta al Consiglio che per meglio regolare il funzionamento del forno e per il migliore controllo del rendimento sarebbe quello di interrogare il fornaio sul rendimento fissando un minimo di rendimento ed il di più dividendo per metà col fornaio." Il Consiglio incarica il Presidente a trattare col fornaio e riferire al Consiglio stesso.

"Il Presidente comunica al consiglio che il Sig. Scherpa Carmelio proprietario dei locali affittati si lagna perché dei locali stessi la cooperativa se ne serva a scopi diversi da quelli affittati e stabiliti.

Il consiglio incarica il segretario che con la scorta della scrittura d'affitto senta il parere di un legale per sentire quali diritti può avere la cooperativa sui locali affittati, e riferire al Consiglio".[22]

Il 3 marzo 1922 il Presidente informa il Consiglio dei risultati delle sue trattative col fornaio Gennaro Giovanni e si decide quanto segue:

" A. La resa del pane sarà fissata il minimo del 15% sulla farina consegnata.

B. Il dipiù del 15% sarà diviso per giusta metà tra la Cooperativa e fornaio.

C. La forma del pane sarà quella di non oltrepassare i 250 grammi, e ben lavorato, e sarà per una metà di pasta mola e il rimanente di pasta forte. Il pane dovrà essere ben cotto con forme alla regola dei forni di città.

D. Alla fine mese ci sarà il conteggio del rendimento e per la parte che spetta al fornaio gli verrà pagata al prezzo di bottega".[23]

L'11 marzo 1922, preso atto che la produzione di lardo è maggiore rispetto al fabbisogno della cooperativa (tanto che quello invenduto, a causa del deterioramento, prima si vendeva al prezzo di lire 9, poi a lire 5 ed ora si smercia a lire 3), si pensa di venderlo alla Cooperativa Mandamentale di Tortona in cambio di altra merce al prezzo di lire 7 al kg.

Si prende in prestito la somma di lire 8000 da Piccinini Giuseppe fu Stefano di Bergamo (con effetto cambiario firmato da tutti i membri del Consiglio), da restituire all'interesse del 6%, per estinguere un altro prestito di lire 20000, stipulato con la Cassa di Risparmio di Tortona il 21 marzo 1921, che era già stato provvisoriamente estinto con 10000 lire depositate su un libretto presso lo stesso Istituto Bancario e con altre 10000 lire anticipate dal cassiere Zambosco Ambrogio. Ora, con i fondi dati dal Piccinini più lire 2000 di fondo cassa, si restituiscono i soldi al cassiere.[24]

Il 22 marzo 1922 si approvano vari mandati di pagamento, tra cui uno a Poggi Alessandro per "condotta merci" e uno a Zuccarelli Angelo per non meglio specificati trasporti. Si decide che le adunanze ordinarie del Consiglio di Amministrazione saranno fissate per tutte le sere del sabato alle ore 20, mentre quelle straordinarie saranno fissate dal Presidente con appositi avvisi.[25]

Il 25 marzo 1922 si approvano mandati vari di pagamento, tra cui quello per Poggi Alessandro per "fornitura farina".[26]

Il 1 aprile 1922, dopo aver approvato varie note di pagamento, tra cui quelle a Oberti Giovanni per caramelle, Albasini Angelo per macellazione, Tosonotti Giovanni per tavoli e alla tipografia Rossi di Tortona, si fissa il prezzo di vendita dell'olio miscelato[27] esistente in bottega.[28]

L'8 aprile 1922 si decide di alzare il prezzo del pane, diversificato a seconda della farina usata, e di acquistare 3 capretti o agnelli per Pasqua. Si approvano diversi mandati di pagamento, tra cui quelli per l'acquisto della legna a Bruno Angelo e Bonadeo Giovanni.

Dal rendiconto del forno del mese di marzo si evince che c'è una perdita di lire 118,85, a fronte di un'entrata di lire 1149,75 e di una spesa di lire 1268,60.[29]

Il 22 aprile 1922 si prende atto del fatto che il forno è sempre in passivo, perché molti si servono del forno, ma non della bottega e anche la bottega registra una leggera passività; si decide, quindi, di elevare "il prezzo" della cottura del pane in modo diversificato per i diversi tipi di pane e per soci e non. Inoltre "concedere tanto ai soci che non soci il rimborso dei quindici centesimi dell'aumento fatto, ed in ragione di centesimi quattro per ogni lira di spesa fatta nella bottega. Il conteggio si farà a fine mese con la presentazione del libretto che sarà dato a ciascun cliente per la registrazione della spesa fatta".[30]

Il 13 maggio 1922 Selvatico Luigi presenta le sue dimissioni da commesso a decorrere dal 1 giugno 1922; il consiglio le accetta, a partire dal momento in cui troverà qualcuno per surrogarlo e che sia possibilmente anche fornaio. Si procede all'approvazione di alcuni mandati di pagamento, tra cui uno a Orefice Angelo, per lavori di muratore nella cantina ad uso magazzino.[31]

Il 31 maggio 1922, dato che qualsiasi ricerca di un fornaio che faccia funzioni di commesso è stata infruttuosa, si decide di chiedere all'attuale commesso di restare fino al 30 giugno e di pubblicare annunci di ricerca sui giornali locali pubblicati a Tortona.

Si decide di applicare la tariffa del pane decisa in data 22 aprile e di acquistare una fornitura di libretti da distribuire ai clienti ed un registro per il commesso.

Il Consiglio delibera, inoltre, di fare un accurato controllo sul forno per accertarsi del rendimento della farina panificata, del consumo della legna e del quantitativo di pane cotto per i clienti. "A tale scopo fissa un turno di servizio da farsi dai consiglieri in tutti quei giorni che si cuoce il pane, e per la durata di tutto il mese di giugno prossimo venturo".[32]

Nel verbale dell'11 giugno 1922, si legge che, "a seguito degli avvisi pubblicati sui giornali si è presentato Bonadeo Giuseppe di Angelo di anni 39, nato a Castellar Guidobono e residente a Tortona, fornaio, che sarebbe disposto ad assumersi gli incarichi di fornaio e di commesso, quest'ultimo incarico lo farebbe disimpegnare alla moglie sotto la sua responsabilità, purchè l'assegno mensile non sia inferiore alle 400 lire per le due cariche più l'alloggio". Si accetta la proposta di Bonadeo e gli si da come alloggio "tre camere per una quella a fianco alla bottega e quella col camerino al piano superiore, e la cantina con obbligo al medesimo Bonadeo che nel tempo della macellazione di accettare e collocare nel suo alloggio tanto gli operai che lavorano per la macellazione, che la carne lavorata per la stagionatura, e nella stagione estiva la cantina servirà di deposito per la salumeria, lardi, formaggi, ecc.

La nomina sarà provvisoria e avrà la durata dal 1 luglio p. v. 1922 a tutto il 30 giugno 1923". Oltre alle varie disposizioni già previste per il precedente commesso, "il Bonadeo avrà l'obbligo di prestare la sua opera in aiuto per la macellazione dei suini e preparare la caldera dell'acqua calda nelle ore in cui non sarà addetto al forno.

In seguito il consiglio si riserva di stabilire d'accordo col Bonadeo altri servizi di rivendita che produrranno al commesso maggiore paga.

Il Bonadeo a garanzia del suo servizio e per la merce che gli venne affidata dovrà depositare una cauzione di lire 2000 giusto quanto prescrive l'articolo 32 dello statuto sociale".

Il 19 giugno 1922 si decide di allestire un baraccone coperto con tela sul piazzale in occasione dei due giorni di fiera della festa patronale e uno stand all'interno della cooperativa per vendere vino in bottiglia, acqua di birra e gazzose; saranno i consiglieri a turno a gestirlo.

Siccome dopo molti richiami verbali non si è riusciti ad ottenere da Scherpa Carmelio la chiave della porta che dalla bottega immette sulla scala, si decide di mandargli un richiamo scritto, facendoglielo consegnare dal messo comunale, con le seguenti richieste:

"1 – Rimettere nel termine di giorni otto la chiave dell'uscio che dal locale della cooperativa mette sulla scala per accedere ai locali superiori.

2 – A fornire il locale della cooperativa di apposita latrina giusto le disposizioni del vigente regolamento d'igiene, entro il termine di giorni quindici.

3 – A voler disporre che non venga occupato il tratto di sedime esterno fronteggiante il locale della cooperativa, e specialmente quello di fronte alla strada comunale."

Siccome si devono lasciare liberi i locali per l'alloggio del commesso, non resta alla Cooperativa più alcuna camera per fare le riunioni del Consiglio e dell'Assemblea, per cui si decide di chiedere in affitto i locali della SAOMS, pagando un'opportuna tassa annuale, come si evince da una lettera, datata 22 giugno 1922 ed indirizzata all' "Illustrissimo Signor Presidente della Società Operaia di M. Soccorso di Monleale", così concepita:

"Lo scrivente d'incarico del Consiglio d'amministrazione di questa Cooperativa per domandare a V.S. per la concessione dell'uso della sala sociale di cotesta società, per tenervi le adunanze del Consiglio e dell'Assemblea dei soci della Cooperativa stessa.

Pagando quel contributo annuo che la società crederà di fissare".[33]

Il 24 giugno 1922 si concede la sala sociale per le riunioni della Cooperativa di Produzione e Consumo, dietro pagamento di lire 50 annue.[34]

Dal 17 luglio 1922 le riunioni cominciano ad essere tenute nella sala della SAOMS di Monleale, invece che nell'ufficio della Cooperativa, come avveniva in precedenza. In questa adunanza, "Il presidente espone al consiglio rendersi necessario stabilire col commesso Bonadeo la percentuale di rendita che potrà dare la farina nella cottura del pane di bottega, e dopo breve discussione e sulla resa che ha avuto nei giorni dal 20 al 30 giugno lavorazione fatta dal Bonadeo che risultava del 14% in circa. Propone di stabilire il 13% così a fine mese non si avrà che verificare il consumo della farina e fissare il quantitativo del pane da caricargli al commesso.

Ad unanimità approva la proposta del presidente stabilendo una percentuale del 13% e che sia un pane ben lavorato e cotto e di forma non superiore ai 250 grammi".

Inoltre, "Il cassiere stabilisce che non si deve far il cambio della farina col pane se non alle seguenti condizioni

1° Che la farina sia stata macinata al mulino Torriglia e con la resa della marca 13 e ogni consegna a farsi al commesso non sia inferiore a 50 kg. La farina verrà pagata al prezzo che si paga quella che si acquista dal Torriglia di marca 13 ed il proprietario dovrà pagare il pane al prezzo di vendita.

2° Il grano si ritira al prezzo della giornata ed in cambio il pane si paga al prezzo di vendita."[35]

Il 29 luglio 1922 si autorizza l'elenco degli sconti da farsi per la cottura del pane del mese di giugno e si incarica il Presidente di farsi dare da Selvatico Luigi la somma di lire 1364,37 come saldo del conto incassi.[36]

Il 14 agosto 1922 si abbassano i prezzi per la cottura del pane e, di conseguenza, si abolisce lo sconto.[37]

Il 12 ottobre 1922 si approvano vari mandati di pagamento, tra cui uno alla società Valle Staffora (per la corrente elettrica, forse); si decide di fare l'inventario, per capire se il conto col nuovo commesso sia stato in attivo o in passivo, e si incarica il Presidente di provvedere per la macellazione di un maiale per la festa dei Santi.[38]

Il 20 ottobre 1922, dopo aver eseguito i controlli sui conti, si evince che l'utile netto ammonta a 917 lire.[39]

Dal 9 novembre 1922 le adunanze si tengono nuovamente nei locali della Cooperativa di Consumo.

Durante questa riunione si delibera la macellazione di un secondo maiale, da acquistarsi da Bruno Giovanni, si ribassa il prezzo della pasta alimentare di 10 centesimi al chilogrammo e si approva l'elenco delle quote da pagarsi ai soci.[40]

Il 29 novembre 1922 si decide di macellare un suino, acquistandolo da Zuccarelli Emilio.

Si acquista una damigiana di vino da Cadirola Faustino e si decide il prezzo di vendita del vino allo spaccio; inoltre, si decide di fare domanda al sindaco e all'appaltatore del dazio sul vino per ottenere il permesso di venderlo per la festa di sant'Ambrogio il 7, 8 e 9 dicembre.

Si decide di acquistare un altro maiale da macellare per sant'Ambrogio e di acquistare una damigiana d'olio miscelato conforme al campione inviato dalla ditta (?) di Protomaurizio.

"Il Presidente espone al Consiglio le ragioni per le quali avvenne il dissidio tra il socio Mogni Mario ed il commesso. Il consiglio sentito l'esposto del presidente sentito personalmente l'esposto del commesso; ritenuto che quest'ultimo ha agito tutto nell'interesse della cooperativa ed invece il socio Mogni oltre alle favole offensive pronunciate verso il commesso agisce contro l'interesse della società che servendosi soltanto del forno per la cottura del pane e non della bottega causa una perdita alla società essendo la cottura dl pane passiva alla società.

Per cui sarebbe per il socio Mogni Mario motivo di espulsione dalla società a norma dello statuto sociale. Delibera di incaricare il presidente a voler chiamare il socio Mogni avvertendolo che se per l'avvenire continua a servirsi soltanto del forno non gli verrà più fatto cuocere il pane se non ad una tassa più elevata. E se continua ad offendere con favole e modi poco corretti verrà senz'altro espulso dalla società".

Si approvano alcuni mandati di pagamento, tra cui uno a Fascetto Giovanni per 334,80 lire.[41]

Il 4 dicembre 1922 (adunanza tenuta nella sala della SAOMS) si acquista un suino per Sant'Ambrogio da Bruno Giuseppe.

Si incarica il consigliere Zambosco Ambrogio di parlare con Zuccarelli Emilio, perché questi applichi uno sconto sul prezzo del maiale che ha fornito, visto che il risultato non è stato del tutto soddisfacente.

Il Consiglio "incarica il Presidente di rendere avvertito mediante uno scritto il sig. Scherpa Carmelio per provvedere alla riparazione del forno. In caso negativo si faccia eseguire quella riparazione a sue spese come da contratto."[42]

Il 14 dicembre 1922 Si incaricano Cadirola Faustino e Orefice Angelo di occuparsi dell'acquisto di un suino per le feste natalizie.

"Il segretario espone al consiglio le divergenze sorte tra il consigliere Fornasari Silvio e il signor Carbone Erminio incaricato per la macellazione dei suini che profferì favole poco decorose, sia verso il sig. Fornasari che verso l'intero consiglio, per non aver provveduto a tempo per il riscaldamento dell'acqua per la macellazione del suino di Bruno Giuseppe. Il Fornasari Silvio propone di licenziarlo e di servirsi di un'altra persona. Il consiglio sentito l'esposto del segretario, ritenendo pur giustificate le ragioni del collega Fornasari ma essendo già a metà stagione, e data la difficoltà per trovare un buon pizzicagnolo, ad unanimità delibera di soprassedere dalla proposta del collega Fornasari e di continuare per l'intera stagione a servirsi del sig. Carbone Erminio – Casalnoceto".

Si vendono 5 lardi alla Cooperativa Mandamentale di Tortona.

Ferrari Isidoro chiede il rimborso della sua azione sociale e di essere cancellato dalla Cooperativa per cambio di residenza; ottiene il rimborso di 50 lire, perché le azioni sono in pareggio.

Siccome non esiste nel comune nessuna rivendita di vini e liquori, si delibera di chiedere una licenza e di aprire un bar col nome di "Caffè Sociale"; la concessione "verrà domandata in capo al presidente pro tempore, che eserciterà per conto della Cooperativa stessa".

Si ribassa di una lira il prezzo dei quattro diversi tipi di olio venduti al magazzino.[43]

Da un inventario del 5 gennaio 1923 si evince un attivo, tolte le azioni e il passivo dei prestiti, di 2382,67 lire.[44]

Il 13 gennaio 1923 si riducono il prezzo del pane e della pasta e si aumenta quello delle sardine; si acquista un suino da Orefice Carlo e uno da Solarolo Davide al prezzo di lire 60 al Mg; Massa Domenico viene escluso dalla Cooperativa perché fa propaganda contraria ad essa.[45]

Il 18 gennaio 1923, visto che il commesso doveva dare una cauzione di lire 2000 a garanzia delle merci ritirate, il Consiglio conferma e rinnova tale deposito e corrisponde un interesse annuo del 5%.[46]

All'Assemblea generale del 21 gennaio 1923 sono presenti 32 soci sui 54 iscritti.

Viene approvato il bilancio consuntivo 1922 a voti unanimi, quindi si procede alla nomina del Consiglio di Amministrazione. "Dopo varie discussioni sulla scelta dei candidati, Boveri Ambrogio propone di riconfermare gli stessi eletti dello scorso anno, anche per l'esercizio 1923, perché cambiare non farebbe altro che intralciare il buon andamento dell'azienda. L'assemblea approva con 2 votazioni: la prima per alzata a seduta, all'unanimità; la seconda, per appello nominale, con 22 voti su 32, essendosi astenuti i membri del consiglio e (?) uscenti di carica".[47]

Il 23 gennaio 1923 "Il Consiglio ad unanimità approva le seguenti norme per l'accettazione della farina in cambio del pane:

  • La farina consegnata deve essere della marca B contenente il 30% di farina di grano duro riconosciuta dal fornaio il quale ha il diritto di respingere le farine che non corrispondessero a quanto sopra.
  • Per ogni 100 kg di farina gli verrà consegnato kg 88 di pane di bottega.
  • Ogni consegna di farina dovrà essere accompagnata da una apposita bolletta rilasciata dal presidente o da chi ne fa le veci. Non saranno accettate consegne inferiori ai 50 kg.
  • Ad ogni consegnatario verrà consegnato un libretto dove giornalmente deve essere notato dal commesso la farina ricevuta ed il pane consegnato, alla fine del mese si farà il controllo coi registri sociali.
  • È assolutamente vietato al commesso (fornaio) d'accettare farina senza la bolletta (indicata nel paragrafo c).

Il Consiglio incarica il membro Cadirola Faustino e il cassiere Roveda di parlare col sig. Piccinini Giuseppe per vedere se volesse elevare il prestito a lire 10000 coll'interesse annuo del 5%; con tale somma si verrebbe ad estinguere l'effetto del sig. Rolandi Giovanni di lire 4000".[48]

Il 6 febbraio 1923 si autorizzano mandati di pagamento vari e si incaricano due soci di procedere alla ricerca di un suino.

Si acquista una damigiana di olio miscelato al prezzo di lire 7 al kg, dal sig. (?).[49]

Il 10 febbraio 1923 il Presidente "dichiara al Consiglio esservi varie lagnanze contro l'opera del commesso Bonadeo sia riguardo la vendita nella bottega sia verso la cottura del pane. Il consiglio sentito l'esposto del presidente dopo varie discussioni su proposta del consigliere Zambosco Ambrogio ad unanimità delibera di nominare quale delegato di sorveglianza il socio Zuccarelli Camillo dandogli la facoltà di poter sorvegliare in qualunque ora e in qualsiasi locale della cooperativa, tanto per la vendita nella bottega quanto per l'esercizio del forno; inoltre potrà esigere dal commesso tutte le spiegazioni e dati che crederà opportuno, riferendo al presidente le irregolarità riscontrate. Il segretario e magazziniere dovrà sempre informare il sig. Zuccarelli delle merci di consegna col loro relativo prezzo".

"Il Consiglio sentita la domanda del segretario Orefice per aumento di paga; ritenuto che la paga attuale di lire 800 non compensa l'opera sua di segretario e magazziniere dopo varie discussioni su proposta del presidente ad unanimità delibera di accordare al sig. Orefice C. una gratificazione in ragione dell'8% (otto per cento) sull'avanzo netto ottenuto alla fine dell'anno. Il medesimo resta incaricato per tutti gli acquisti occorrenti alla bottega ed al forno ed alla vendita di vino e liquori (se verrà concesso). Per gli acquisti gli verranno rimborsate le spese di trasferta".

Si procede poi al pagamento di varie fatture, tra cui gli interessi sulle quote sociali.[50]

Il 23 febbraio 1923 si chiedono in prestito lire 12000 a Piccinini Antonio di Bergamo, che è disposto a prestare qualsiasi somma con l'interesse del 5%, a fronte di effetti cambiari firmati dai membri del consiglio sia per conto della cooperativa che in proprio; con tali soldi si restituiscono le 4000 lire a Rolandi Giovanni e le 8000 lire a Piccinini Giuseppe, che chiedevano un interesse annuo del 6%, con risparmio annuo di lire 120 sull'interesse.[51]

Il 27 marzo 1923 si fissa il prezzo del pane a lire 1,60 al chilogrammo e quello del formaggio grana; si delibera di macellare 2 o 3 agnelli o capretti per Pasqua e si incarica Cadirola Faustino di provvedere; si approvano vari mandati di pagamento, tra cui uno alla società elettrica e uno a Fascetto Giovanni.[52]

Il 10 giugno 1923 (adunanza tenuta nei locali della Cooperativa) "Il Consiglio sentito l'esposto del Presidente riguardo il consumo della luce per l'uso della cooperativa visto che il proprietario dei locali sig. Scherpa Carmelio vorrebbe pagare il minimo di due fiamme ed addossare il rimanente importo con tutte le tasse governative alla Cooperativa, ad unanimità delibera d'invitare il sig. Scherpa a togliere dai locali della Cooperativa il proprio contatore e regolarsi per il suo consumo con la società Valle Staffora. Inoltre autorizza il Presidente a trattare con la stessa Società per l'installazione di un nuovo contatore per la Cooperativa".[53]

Il 10 giugno 1923 (adunanza nei locali della SAOMS) dal rendiconto del primo quadrimestre si scopre che la Cooperativa ha una perdita di 991,90 lire.

Massa Giuseppe chiede ed ottiene che le due azioni della Cooperativa intestate al figlio Domenico vengano intestate a lui, che le ha effettivamente pagate.

Si comprano due damigiane di vino da Zambosco Pierino.[54]

Il 4 agosto 1923 è documentata la diatriba con Scherpa Carmelio per la luce elettrica[55]: "Il Sig. Presidente fa dal segretario dare lettura di una domanda presentata dal sig. Scherpa Carmelio tendente ad ottenere il rimborso del denaro pagato per il consumo della luce dal 1° gennaio al 30 Giugno 1923. A maggior spiegazione della domanda stessa è intervenuto alla seduta lo Scherpa che dichiara con la sua domanda di ottenere il rimborso della somma pagata per il consumo della luce durante il 1° semestre del corrente anno in £ 197. Di tale somma intende pagare per il suo consumo il minimo di 2 fiamme ed il rimanente addossarlo alla Cooperativa.

Il Sig. Presidente fa presente al Consiglio che nel 1921 si stabilì di comune accordo che il consumo della luce sarebbe stato a pari e di pagare un anno ciascuno, in modo che il Sig. Scherpa pagava per il 1921, la Cooperativa per il 1922 continuando, lo Scherpa dovrebbe pagare per il 1923 non avendo dato alcuna diffida in tempo debito. Il Consiglio con proprio verbale del 10 Giugno 1923 ed in seguito a domanda dello Scherpa fatta verbalmente, deliberava di fare installare un proprio contatore il quale funziona dal 1° luglio 1923. Così l'importo del 1° Semestre sarebbe a carico dello Scherpa ed a scopo conciliativo il Presidente propone di rimborsare allo Scherpa £ 50, che lo Scherpa rifiuta di accettare e si ritira dall'adunanza.

Il Consiglio all'unanimità delibera di rimandare al trattazione di tale argomento ad altra seduta e precisamente quando lo Scherpa presenti altra domanda regolare", che, a quanto si evince leggendo il medesimo verbale, viene presentata seduta stante, perché in seguito si legge che "su domanda dello Scherpa Carmelio il Consiglio delibera di riconoscere che l'impianto della luce nei locali affittati è di proprietà dello Scherpa ad eccezione del contatore e di una lampadina col suo occorrente, installata nel forno della Cooperativa".

Si fissa il prezzo per la cottura e per la vendita del pane.

Si incarica il Presidente di fare provvista di legna per l'inverno.[56]

Tra il settembre e l'ottobre del 1923 si hanno tre diserzioni di seduta.

Dal verbale del 26 ottobre 1923 si evince che prosegue la diatriba con Scherpa Carmelio per la luce: "Il Presidente fa dal segretario da lettura di una domanda in data 10 agosto u.s. presentata dal Sig. Scherpa Carmelio tendente ad ottenere il rimborso di £ 145 pagate per il consumo della luce elettrica durante il 1° semestre del corrente anno. Il Consiglio attenendosi alle deliberazioni già svolte nella (sic) deliberazione 4 agosto u.s. 1923 dichiara di far parte integrante della presente deliberazione ad unanimità delibera di respingere la domanda dello Scherpa Carmelio e per conciliativo a transazione della presente pendenza offre allo Scherpa £ 50 quota superiore al consumo minimo di due lampadine – fiamme".

"Il Consiglio vista la domanda del sig. Scherpa C. tendente ad ottenere il rimborso della tassa d'assicurazione sull'abbonamento incendi ad unanimità delibera di invitare lo Scherpa Carmelio a presentare la polizza d'assicurazione per accertarsi se nella polizza figurava assicurati merci ed attrezzi appartenenti alla Cooperativa".

Si acquista un suino da Zuccarelli Ambrogio.

Si dimette dalla carica di segretario Orefice Carlo per ragioni di famiglia e cambio di residenza.

"Il signor Presidente fa presente al Consiglio che con le dimissioni del sig. Orefice difficilmente si potrà avere altra persona con buona volontà d'accettare tale carica non solo per disimpegnare la carica da segretario ma anche da magazziniere.

Per cui sarebbe d'avviso di cedere l'esercizio della cooperativa per appalto ovvero all'attuale commesso chiedendogli un quid annuale a beneficio della cooperativa oltre alle condizioni che il consiglio crederà stabilire per il buon funzionamento dell'esercizio".[57]

Con la data del 16 dicembre 1923 si ha una "Relazione Consiglio per cessione esercizio: [il Presidente] spiega le ragioni per cui il Consiglio di amministrazione è venuto alla determinazione di condurre l'esercizio per appalto mediante condizioni a cui danno affidamento di un buon esercizio": l'Assemblea approva la cessione dell'esercizio per appalto con condizioni da decidersi in seguito.[58]

Il 23 dicembre 1923 si cede l'esercizio di rivendita e del forno all'attuale commesso Bonadeo Giuseppe: "Il Consiglio d'amministrazione, visto il voto favorevole dell'Assemblea sociale per la cessione dell'esercizio per appalto, ritenuto che per il 1° Gennaio p.v. non vi è tempo sufficiente per indire un appalto pubblico, occorrendo un termine di sei mesi per la licenza dell'attuale commesso Bonadeo. Lasciando col 31 dicembre corrente il Sig. Orefice Carlo lascia la carica da Segretario e da magazziniere difficilmente si potrà avere altra persona che voglia assumersi tale cariche per cui non avendo in vista altra persona adatta ad assumersi la carica di segretario e magazziniere, la Cooperativa non può continuare con l'esercizio diretto si rende necessario affidare l'esercizio ad un incaricato che lo esercisce per conto della Cooperativa. Lasciando al medesimo per suo compenso gli utili fino ad una somma da stabilirsi.

Il consiglio di amministrazione sentito anche il parere favorevole del comitato dei sindaci ad unanimità delibera di affidare col 1° Gennaio pross. venturo l'esercizio della vendita e del forno all'attuale commesso Bonadeo Giuseppe alle seguenti condizioni.

I° Bonadeo Giuseppe condurrà l'esercizio della rivendita e del forno per un anno dal 1° gennaio al 31 dicembre 1924 in via di esperimento.

II° Alla Cooperativa spetteranno £ 2650 il rimanente a Bonadeo Giuseppe e nel caso in cui l'introito lordo superasse le lire settantamila, sull'eccedenza la Cooperativa preleverà il 30 per mille. Tali utili saranno prelevati per metà al primo luglio e per l'altra metà al trentun dicembre mille novecentoventiquattro.

III° Colla somma di £ 2650 la Cooperativa farà fronte ai seguenti:

  • Affitto locali £ 800
  • " forno £ 600
  • Ammortamento mobilio £ 370
  • Fondo a disposizione del Consiglio d'Amministrazione £ 630
  • Per interesse al capitale sociale £ 250

IV° Il 31 dicembre corrente si farà regolare inventario di consegna tanto delle merci che del mobilio ed attrezzi, la merce verrà consegnata al Bonadeo al prezzo d'acquisto, il mobilio ed attrezzi pure al prezzo d'acquisto dedotto l'ammortamento annuale del 10%.

L'importo della merce verrà versato per 1/3 alla consegna e per i rimanenti 2/3 ossia per tutta la somma che resterà a sue mani sia di merce che d'altro corrisponderà alla Cooperativa l'interesse del 5% annuo da pagarsi in due rate al 30/6 e al 31/12.

La somma versata in conto merci la riterrà come cauzione a garanzia del presente contratto.

IV° bis Sarà obbligo delle parti a fine di ogni trimestre di eseguire un inventario delle merci in negozio per accertarsi che il valore delle medesime non sia inferiore a quello di consegna, la differenza in meno che raggiungesse le £ 1000 dovrà essere versata nel termine di otto giorni dalla data dell'inventario, e dalla somma versata gli verrà scalato l'interesse.

Nel caso del mancato versamento è in facoltà della Cooperativa di riprendere immediatamente l'esercizio e con la somma a sue mani di cui al art. 4 la Cooperativa se ne servirà per il pagamento della differenza e senza dar luogo a diffida.

V° I prezzi di vendita delle merci saranno stabiliti d'accordo con il Presidente o suo delegato tenendo per base i prezzi degli altri spacci vicini e la qualità delle merci.

VI° Il forno dovrà essere condotto con la massima diligenza onde non lasciare malcontento fra i soci, il prezzo di cottura e di vendita del pane sarà pure stabilito di comune accordo basandosi sull'art. al (sic) 5. Il pane che si mette in vendita dovrà essere della farina marca B Torriglia.

VII° Il Bonadeo dovrà tenere un Giornale Mastro per notarvi le spese e le entrate giornaliere e ciò a norma del vigente codice di commercio articoli 21 . 25 . 26.

Detto libro potrà essere verificato tanto dal Consiglio d'Amministrazione che dal comitato dei sindaci. A fine anno dovrà servire alla Cooperativa per la compilazione del Bilancio.

VIII° Alla riconsegna dell'esercizio sarà redato apposito inventario e sarà obbligo della Cooperativa di prendere in consegna le rimanenti merci al prezzo d'acquisto sempre che sia merce vendibile e commerciabile e per un quantitativo il cui valore non sia superiore a quello datogli in consegna.

IX° Il mobilio e gli attrezzi dati in consegna dovranno ritirarli allo stato in cui si trovano purché servibile per i mancanti e i non servibili il Bonadeo corrisponderà il prezzo di consegna dedotto il 10% dell'ammortamento annuale.

Per i nuovi acquistati la Cooperativa dovrà ritirarli al prezzo d'acquisto dedotto l'ammortamento del 10% annuo purché acquistati col consenso della Cooperativa.

X° Tutte le imposte tasse e consumo luce riferentesi all'esercizio sono a carico del Bonadeo, sono pure a carico del Bonadeo tutte le riparazioni ai locali che non sono di spettanza al proprietario Scherpa.

XI° Per tutte le spese relative ed eventuali contravvenzioni che venissero rilevate dagli agenti di P.S. riflettente all'esercizio sono a carico del Bonadeo.

XII° Il Bonadeo dovrà tenere esposto nell'esercizio l'elenco dei soci e quello degli amministratori.

XIII° Al Bonadeo saranno applicabili gli articoli 30 . 31 dello Statuto per ciò che riguarda la merce ed il trattamento co pubblico.

XIV° Per tutto quello che non è contemplato nella presente deliberazione le parti si rimettano alle disposizioni del vigente codice di commercio.

XV° La presente deliberazione non avrà nessun effetto se non sarà approvata e ratificata dall'Assemblea sociale".[59]

Il 26 dicembre 1923 si procede, quindi, a rendere ufficiale la cessione dell'esercizio al commesso Bonadeo Giuseppe per un anno "per esperimento", secondo le condizioni stabilite dal Consiglio nella seduta del 23, di cui viene letto il verbale; il socio Massa Angelo fa presente all'Assemblea che tale cessione è contraria a quanto deliberato nell'Assemblea del 16 dicembre, quando si era detto che la cessione doveva essere fatta per appalto e non a trattativa privata; non ci sono altri commenti, quindi si vota e viene approvato quanto proposto dal Consiglio con 25 voti a favore e 5 contro; Massa Angelo dichiara di aver votato contro, perché non facendo l'assegnazione per appalto non si fanno gli interessi della Società.[60]

All'Assemblea generale del 22 marzo 1925 sono presenti 12 soci su 52. Si discute dell'ammissione dei soci onorari: "l'Assemblea ratifica la deliberazione del Consiglio del 22 febbraio 1925 [non ho trovato il relativo verbale del Consiglio] in merito all'ammissione a soci onorari di tutti quei signori che ne facciano domanda, obbligandoli al pagamento di un contributo annuo di lire cinque e che abbiano i requisiti voluti dall'articolo 3 dello statuto. I soci onorari non possono avere nessuna ingerenza nell'azienda e nell'esercizio della Cooperativa, ma semplicemente il diritto di servirsi della bottega della Cooperativa. Si raccomanda, inoltre, di non lasciare più usare il negozio della Cooperativa da chi non è socio a partire dall'aprile prossimo venturo".

Gli introiti lordi del commesso Bonadeo non arrivano alle 70000 lire previste per avere diritto ai dividendi.[61]

All'Assemblea generale del 15 novembre 1925 sono presenti 30 soci su 53, tra cui una donna, Massa Carolina. Dopo varie ricerche di personale adatto, si è decisa la cessione dell'esercizio, comprendente anche attrezzi e mobilio a Carmelio Scherpa; durante l'adunanza, si leggono le condizioni di cessione, comprendenti la somma che Scherpa deve pagare per attrezzi e mobilio.[62]

Il 13 marzo 1927 si giunge allo scioglimento della Società Cooperativa. Ecco l'elenco dei soci, cinquanta in tutto, con le rispettive azioni possedute: Boveri Clelio 1, Orefice Carlo 2, Massa Giovanni 2, Mandibola Giuseppe 2, Scherpa Pietro 2, Fornasari Silvio 2, Boveri Ambrogio 1, Mogni Angelo 2, Boveri faustino 2, Nicolini Bartolomeo1, Zuccarelli Antonio fu Giovanni 2, Zuccarelli Antonio fu Giacomo 1, Boveri Bartolomeo 2, Selvatico Luigi 1, Carrù Giovanni 2, Rolandi Giovanni 2, Zambosco Ambrogio 2, Orefice Angelo 2, Zuccarelli Eugenio, Riveda Giuseppe, Zuccarelli Emilio, Bonadeo Giovanni, Boveri Giorgio, Sedano Giovanni, Mogni Lorenzo, Giovanetti Silvio, Zuccarelli Giovanni, Zuccarelli Pasquale, Ferrari Giuseppe, Cadirola Faustino, Zuccarelli Angelo, Pelosi Vincenzo, Coppi Luigi, Cadirola Pietro, Mogni Palmo, Zuccarelli Ido, Zuccarelli Mario, Bidone Luigi, Solarolo Davide, Coppi Annibale, Scherpa Igino, Cadirola Damiano.

Durante questa adunanza, alla presenza di quarantadue soci sui cinquanta iscritti, "il Presidente fa leggere il verbale del 27 febbraio 1927 [che non ho trovato: probabilmente, si tratta di un verbale del Consiglio, ma pare manchino quelli di varie annate, probabilmente scritti in un registro andato perduto] e spiega minutamente perché la società non può più continuare ad esistere, avendo ceduto l'esercizio ed essendo cessato lo scopo per cui fu costituita". L'Assemblea approva lo scioglimento con due votazioni, una per alzata a seduta ed una per appello nominale ed approva anche il bilancio consuntivo. Il pagamento per ogni azione sarà di lire 45.[63]

In seguito, registri e documenti della ormai sciolta Cooperativa di Consumo, sono stati consegnati alla Società di Mutuo Soccorso, perché venissero conservati nell'Archivio di quest'ultima.


[1] Cfr. cartella 4 dell'Archivio SAOMS.

[2] Lo Statuto è allegato all'Atto Costitutivo.

[3] Cfr. cartella 8 dell'Archivio SAOMS.

[4] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[5] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[6] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[7] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[8] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[9] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[10] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[11] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[12] Cfr. cartella 8 dell'Archivio SAOMS.

[13] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[14] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[15] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[16] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[17] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[18] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[19] Cfr. cartelle 8 e 16 dell'Archivio SAOMS.

[20] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[21] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[22] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[23] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[24] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[25] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[26] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[27] Olio misto di semi e di oliva, oppure misto di olio di oliva con olio di sansa e oliva.

[28] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[29] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[30] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[31] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[32] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[33] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[34] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[35] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[36] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[37] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[38] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[39] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[40] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[41] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[42] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[43] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[44] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[45] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[46] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[47] Cfr. cartella 8 dell'Archivio SAOMS.

[48] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[49] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[50] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[51] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[52] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[53] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[54] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[55] Questo verbale, benché firmato, come segretario, da Carlo Orefice, è redatto con una grafia del tutto diversa dalla sua ed inframmezzato da correzioni e postille scritte, invece, da Orefice, come se questi, in seguito, avesse riletto e corretto il testo.

[56] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[57] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[58] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS.

[59] Cfr. cartella 16 dell'Archivio SAOMS; il verbale, benché firmato e corretto da Orefice Carlo in qualità di segretario, è scritto da altra mano. In una nota a margine, si dice che l'Assemblea Sociale ha approvato la deliberazione nell'adunanza del 23 gennaio 1923, mentre in calce al documento, il commesso Bonadeo Giuseppe firma per presa visione ed accettazione delle condizioni.

[60] Cfr. cartella 8 dell'Archivio SAOMS.

[61] Cfr. cartella 8 dell'Archivio SAOMS.

[62] Cfr. cartella 8 dell'Archivio SAOMS.

[63] Cfr. cartella 8 dell'Archivio SAOMS.