Cause legali

Carlo Orefice 1872 - 1940 (foto mia della lapide del cimitero).

Angelo Orefice 1880 - 1942 (foto mia della lapide del cimitero).

Nel verbale del 14 agosto 1910 si legge che i sigg. Telecco Pio e Bonadeo Francesco devono pagare alla SAOMS 16,20 lire, ma, siccome, nonostante i ripetuti richiami non lo fanno, si decide di chiamarli in giudizio davanti al "conciliatore". Dal momento che Bonadeo Francesco è risultato insolvibile di una somma pari a 180,45 lire, si autorizza il Presidente a passare alle vie legali e a far ipotecare i beni del Bonadeo; in caso fossero già stati ipotecati, di fare l'ipoteca anche sul riscatto dei beni stessi.[1]

Il 28 maggio 1911 si tiene una seduta straordinaria per chiedere di revocare il decreto del Tribunale di Tortona del 22 ottobre 1910.[2]

Il 29 marzo 1914 si delega il Presidente Sterpi Carlo a comparire in giudizio nella causa contro i fratelli Carlo e Angelo Orefice (si veda il capitolo "Dissidi interni"). Il 13 aprile 1914, per rappresentare la SAOMS in giudizio contro Orefice Carlo e Angelo, si decide di stanziare lire 100 per "spese di lite". Il 25 luglio 1914 si delibera di stanziare un'ulteriore somma di lire 100 per la causa Orefice.[3]

Nel verbale del 20 settembre 1914 si legge, tra gli "Oggetti diversi imprevisti", quanto segue: "Il signor Presidente seduta stante espone la notifica della sentenza del tribunale di Tortona nella causa intentata dalli fratelli Orefice Carlo e Angelo, e nella eventualità di un secondo giudizio, chiede di far luogo ad uno stanziamento delle spese che possano occorrere contro i detti fratello Orefice". L'assemblea approva con 29 voti a favore e 2 contrari.[4]

Il 14 marzo 1915 si parla di un mandato di pagamento per l'avvocato Zoppi di Alessandria: sarà per la causa legale contro gli Orefice?[5]

Il 31 dicembre 1918 il Consiglio fa domanda al comune di Monleale di pagare lire 150 annue per il fitto della sala per la durata della guerra (passo di difficile decifrazione sintattica, può darsi non sia giusta l'interpretazione).[6]

Tra ottobre e novembre 1919 tra il Comune di Monleale e la SAOMS viene scambiato un rovente carteggio: pare che, durante la guerra, il Comune abbia requisito i locali sociali per usarli come magazzino annonario; siccome sono stati fatti danni alle pareti e agli arredi per la poca cura nell'occupazione dei locali, il presidente Zuccarelli Antonio chiede un risarcimento di 150 lire annue per ogni anno di occupazione dei locali da parte del Comune. Il Comune risponde che, a titolo di indennizzo per tutta la durata dell'occupazione dei locali, potrà dare un totale di lire 100. Il Consiglio si rifiuta di accettare l'offerta, facendo osservare al Sindaco del comune Sterpi Carlo che esiste un'ordinanza del Consiglio Direttivo del 1918, firmata dallo stesso Sterpi Carlo, allora in qualità di Presidente SAOMS, dove si richiedevano 150 lire annue per tutta la durata dell'occupazione dei locali. Quindi, il Consiglio offre al Comune la possibilità di pagare, o la tassa stabilita dal Governo per ogni quintale di merce depositata nei locali, oppure di pagare, "oltre al rimborso delle spese (sic) le riparazioni occorrenti per i guasti prodotti dai fornai, le rotture dei vetri e delle imposte delle finestre, ridotte in sconquasso dalle intemperie, a causa di incuria nel lasciare aperte le finestre di continuo". Se non si otterrà il dovuto, si minaccia di passare a vie legali. Inoltre, il Presidente della SAOMS, prega il Sindaco di andare a ritirare un sacco di sale ancora presente nella sala sociale. In un'altra lettera, si conferma che il Consiglio, per farsi dare il dovuto del Comune, passerà a vie legali.[7]

A conferma di quanto appena detto, il 26 ottobre 1919, visto che non si è ottenuto nulla dal Comune per l'affitto del magazzino durante la guerra, il Consiglio autorizza il Presidente a procedere per via giudiziaria.[8]

Nel dicembre 1919 il Consiglio autorizza il Presidente a chiamare in giudizio tutti i debitori della SAOMS.

Inoltre, nello stesso verbale si legge che "La proposta Orefice Angelo venne rimandata alla prossima seduta per informarsi della sentenza avuta in seguito alla radiazione da questa società".[9]

Nella seduta dell'1 febbraio 1920 Roveda Giuseppe domanda spiegazioni in merito al socio Orefice Angelo e gli viene risposto che il socio è stato espulso in base alle regole dello Statuto e condannato dal Tribunale a pagare le spese; per accettarlo di nuovo fra i soci, deve almeno liquidare il debito.[10]

Il 20 marzo 1921, dopo aver analizzato i conti del 1920, si decide di citare in giudizio i soci che non hanno pagato.[11]

Il 7 aprile 1924 si decide di chiamare in giudizio i soci che tardano nel pagamento delle merci del magazzino.[12]

Il 31 dicembre 1929, siccome molti soci sono in arretrato con il pagamento delle merci acquistate al magazzino, si incarica il Presidente di richiamarli e gli si dà facoltà di passare a vie legali, qualora qualche socio si rifiutasse di pagare.[13]

Il 18 gennaio 1932, siccome molti soci devono ancora pagare, si decide di incaricare il Presidente di interpellarli tutti e di costringerli a pagare, sia in via amichevole sia per via legale; può concedere mora in alcuni casi, ma solo fino a giugno 1932 e deve cercare di farsi dare da tutti almeno una parte del denaro.[14]

Il 25 giugno 1932 si decide di ricorrere in giudizio contro tutti coloro che devono ancora pagare le merci acquistate.[15]

Il 18 dicembre 1933 si incarica il Presidente di intimare ai debitori verso la società di pagare al più presto il dovuto e lo si autorizza a chiamarli in giudizio se si rifiutano. Il 31 dicembre 1933 il Presidente elenca i passi fatti verso i debitori e dice che solo alcuni hanno potuto pagare a causa "della sventura che si è abbattuta sul nostro territorio"; segue un elenco dei soci che hanno contratto cambiali e di quelli che non possono o si rifiutano di pagare. Si decide di mettere tra le perdite della SAOMS la somma che dovrebbe dare Bonadeo Francesco (di Cadaborgo), considerando tale somma non più recuperabile.[16]

Il 10 febbraio 1935 il Presidente elenca i passi fatti verso i vari soci ancora morosi di pagamento verso la SAOMS; in particolare, si parla di: Roveda Secondo, che nega di aver ritirato la merce che gli si chiede di pagare e si decide di interpellare in merito l'ex segretario sociale Boveri Clelio; Mogni Lorenzo, che non può pagare, finché non riesce a vendere un terreno che ancora deve essere diviso fra vari eredi.[17]

Il 30 luglio 1935 "Il Presidente fa presente al Consiglio che in vista del buon raccolto d'uva nel nostro paese, nutre fiducia che tutti i soci debitori della Società vorranno saldare i loro conti e mettere fine una volta per sempre ai residui del magazzino. Domanda perciò l'autorizzazione all'onorevole Consiglio di poter anche in caso di inadempienza dei debitori, protestargli le cambiali e, se occorre ricorrere anche alla via legale per il recupero di detti crediti. Il Consiglio udito l'esposto del Presidente lo approva e lo autorizza ad escogitare tutti i mezzi per poter recuperare detti crediti".[18]

Il 16 febbraio 1936 il Presidente sottopone al Consiglio una relazione sugli arretrati del magazzino: dopo aver elencato chi ha pagato e chi no, fa presente che, essendosi abbattuta un'ulteriore calamità sul territorio, si esigeranno il prossimo anno gli ultimi debiti. Roveda Secondo persiste nel sostenere di non aver mai ritirato dal magazzino la merce che gli si chiede di pagare.[19]

Il 17 dicembre 1939 si decide che, data la situazione, è necessario esigere tutti i crediti fatti, a costo di passare a vie giudiziarie.[20]


[1] Cfr. cartella 12 dell'Archivio SAOMS.

[2] Cfr. cartella 13 dell'Archivio SAOMS.

[3] Cfr. cartella 14 dell'Archivio SAOMS. Carlo Orefice (1872 – 1940) è stato per molti anni segretario sociale. Era un uomo capace nell'organizzazione e gestione finanziaria, un "capace impresario". Era stato direttore della tranvia Tortona – Monleale (di tutta o solo della stazione a Monleale?), amministratore della Cascina Cenelli, sita ad un paio di chilometri dal centro di Monleale, e possedeva parecchi terreni in paese, specialmente dislocati lungo l'attuale strada che collega Monleale e Volpedo. Era, inoltre, proprietario di una casa in paese, di ragguardevoli dimensioni, almeno per l'epoca, dotata di storiche ed artistiche cantine a volta. Ha avuto sette figli, due maschi e cinque femmine. Uno dei figli maschi è morto all'età di diciannove anni, a causa di una congestione, mentre l'altro non è mai stato in grado di portare avanti con profitto e la necessaria abilità l'attività paterna; dal canto loro, le femmine, mandate a studiare, negli anni '30 del 900, a Torino, si permettevano uno stile di vita dispendioso e alcune si sono poi sposate con degli ufficiali, in seguito morti in guerra. Nei primi anni '50 del '900, la famiglia Orefice, ormai economicamente in rovina, anche a causa della mancanza di una sicura guida nella gestione finanziaria delle proprietà, è stata costretta a vendere la casa avita e molti terreni. A salvare, almeno in parte, la situazione famigliare, è stato il matrimonio di una delle figlie di Carlo Orefice, Laura, con un falegname di Volpedo. (Notizie fornitemi da Ruben Rossello, bisnipote di Carlo Orefice).

[4] Cfr. cartella 7 dell'Archivio SAOMS.

[5] Cfr. cartella 14 dell'Archivio SAOMS.

[6] Cfr. cartella 14 dell'Archivio SAOMS.

[7] Cfr. cartella 14 dell'Archivio SAOMS.

[8] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[9] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[10] Cfr. cartella 7 dell'Archivio SAOMS.

[11] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[12] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[13] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[14] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[15] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[16] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[17] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[18] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[19] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.

[20] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.