Acquisto del locale sociale e lavori di ristrutturazione
Alla sua nascita, la SAOMS di Monleale non aveva un locale in cui fissare la propria sede ed in cui svolgere assemblee e riunioni del Consiglio Direttivo, per cui venivano talvolta presi in prestito i locali della scuola elementare.
Il 18 novembre 1900[1], l'Assemblea delibera l'acquisto di un locale "per uso della sala sociale": è necessario comprare un locale da adibire a sala per le adunanze sociali, perché fino ad ora la SAOMS non ne aveva ancora uno e si era servita di un piccolo locale concesso gratuitamente da Ruggero Castellani. Siccome non esiste in paese un locale atto a tale uso da affittare, si ritiene più consono cercare di acquistarne uno. Il signor Oberti Francesco ne ha posto uno in vendita in via Castello, a lire 500 e alle seguenti condizioni:
- "l'Oberti vende il locale situato al piano superiore coerenti il sig. Zuccarelli Antonio fu Giovanni, Baiardi Angelo ed il comune, con passaggio d'accesso nel fabbricato ad uso cucina (?) di Baiardi fino alla strada comunale, coerente alla porta del fabbricato comunale;
- darebbe il diritto alla società di costruire nella fuoriuscita (?) di detto locale per la larghezza di metri 1,50 e per tutta la lunghezza del locale stesso un cornicione (?) canalone (?) con annessa latrina coll'obbligo di rimuovere (?) convogliare (?) tutte le materie che scaricano da detta latrina nel fossato sottostante;
- permette ai soci di servirsi dell'aia per fare i lavori necessari alla ristrutturazione dei locali sociali;
- si obbliga a mantenere e sostenere i muri del piano inferiore in buono stato per non danneggiare i locali della società, la quale si obbliga a fare altrettanto con i propri muri, per non danneggiare il tetto dello stabile;
- la società non rivendica altro diritto di servitù e di passaggio da quelli sopra stabiliti;
- il locale si vende libero e senza ipoteche."
Il Consiglio chiede all'Assemblea di deliberare sull'acquisto del locale del sig. Oberti e sulla stipula di un prestito di lire 1000: 500 lire serviranno per l'acquisto dell'immobile e 500 lire per i lavori di ristrutturazione.
L'assemblea, nella stessa data, delibera l'acquisto del locale sociale da Oberti Francesco e la stipula di un mutuo.
Per un prestito privato, ci si rivolge a Bianca Calzia (si veda il capitolo "La longa manus di una donna dietro alle fortune SAOMS?").
È del 25 novembre 1900 una nota per trascrizione dell'atto di vendita, redatto in data 25 novembre 1900 dal notaio Palmana di Volpedo, ivi registrato il 27 dello stesso mese "al numero 246 con L. 72 a favore del signor Zuccarelli Antonio fu Giovanni nato e domiciliato a Monleale e a favore della Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso legalmente riconosciuta di Monleale. Contro Oberti Francesco e Rosa fratello e sorella fu Paolo, questa nubile, agricoltori, nati e domiciliati a Castellano Guidobono i quali per prezzo di L. 1000 pagati hanno venduto al signor Zuccarelli Antonio:
A) una casa rustica mezza diroccata detta al Castello in Monleale composta d'un locale a pianterreno con due portici attigui con ragione d'aia attigua e con annesse pertiche tre circa (are 19,63). Il terreno citato, detto "al Giardino" …mappali vecchi e nuovi…confinanti tra cui il comune di Monleale da due lati;
B) e alla società operaia hanno venduto pel prezzo di L. 500 pagate. Il locale già di uso salone soprastante al locale pianterreno acquistato dal signor Zuccarelli come sopra.
Il documento è stato trasferito all'ufficio delle ipoteche di Tortona in data 4 dicembre 1900".[2]
Il 3 febbraio 1901 si da incarico di redigere un progetto e un "prossimativo" (leggi "preventivo") dei lavori per la ristrutturazione del locale sociale appena acquistato, al geometra Butti Carlo; tale preventivo viene, in seguito, presentato all'Assemblea dei Soci, che approva all'unanimità i lavori proposti e da incarico al Direttivo di decidere in merito al modo più economico di eseguire i lavori, nonché alla messa in atto di eventuali modifiche che possano rendersi necessarie in itinere. Quindi, si procede alla nomina di una commissione per dirigere i lavori di restauro alla sala sociale, composta da: Sterpi Carlo, Cadirola Pietro, Zuccarelli Emilio, Boveri Bartolomeo, Zambosco Adolfo, Orefice Carlo. Vincenzo Pelosi, indicato come "persona pratica nella materia", viene incaricato dal Consiglio di stipulare un contratto con il sig. Costa (?) Placido, impresario di Tortona, per la costruzione del pavimento della sala sociale, dopo aver scelto, previo esame di vari disegni di un catalogo, il numero 14.[3]
Per il restauro del locale sociale in economia, i soci effettivi promettono di prestare aiuto volontario con apposito documento[4]: "I soci effettivi della società promettono davanti al consiglio direttivo di obbligarsi a fare lavori di restauro al locale e che quella quota di lavoro per la quale si obbligano promettono di essere sempre pronti a darla quando venissero avvertiti dalla soms o dall'incaricato dei lavori e che per quelle quote che non verranno date a tempo debito promettono di pagarle al prezzo qui detto assegnato per le giornate da uomini £ 1,50 cadauna".
Nel verbale del 12 maggio 1901[5] si legge che, siccome si deve ristrutturare un muro divisorio posto tra il locale sociale e la proprietà di Baiardi Angelo, si decide di acquistare il locale di Baiardi per aggiungerlo al locale sociale già esistente, con una spesa di lire 60. Servirà per le adunanze del consiglio e per depositarvi vari oggetti, oltre a permettere la costruzione di un corridoio per il passaggio.
Baiardi è disposto a vendere il locale per lire 50, "prendendo dal piano primo fino al tetto e la volta che divide detto locale e la sottostante camera del Baiardi dovrà farsi a spese della società, la quale dovrà atterrare le attuali voltine (?), trattenendosi il materiale mentre la trave esistente la sistema il venditore, esentandosi da qualsiasi obbligo per concorrere a qualsiasi spesa per la costruzione del passaggio in parola e che la società rinunci a (sic) di far costruire nella sottostante camera il muro per disporsi i corridoi".
Il consiglio dopo varie discussioni decide quanto segue:
- "che il Baiardi venda il locale al prezzo di lire 50 dal primo piano fino al tetto, e la tramezza in mattoni da detto piano fino al tetto che divide la casa del Baiardi sia in comunione;
- la società farà atterrare le due voltine in mattoni sottostanti a detto locale, espropriandogli il materiale, rimanendo di proprietà del Baiardi la trave di legno;
- il Baiardi sarà obbligato a sostenere i muri di detto locale dal piano terreno fino al piano superiore in modo che non possa venir danno o guasti al locale sociale superiore e la volta a voltine che divide i due locali sarà fatta costruire dalla società a sue spese e resterà comune ed in caso di guasti successivi a detta volta le riparazioni saranno in comune fra le due parti.
- La società rinuncia ai diritti e servitù che ha per la costruzione del muro che doveva farsi in comune pel corridoio, così il Baiardi non sarà più tenuto a concorrere in detta spesa.
- La società avrà diritto del passaggio nei locali del Baiardi al pian terreno, per i lavori della costruzione della volta a voltine che dovrà farsi pel piano che divide il Baiardi dalla società e nel caso che col tempo si verificassero guasti a detta volta avrà sempre il diritto di passaggio per le necessarie riparazioni.
- La società prenderà subito possesso del locale stesso."
Il 19 maggio 1901 si stipula il contratto per l'acquisto del locale del Baiardi presso il notaio Palmana, e vengano stanziate dal cassiere le 50 lire necessarie, da pagarsi immediatamente[6].
In una lettera del 27 maggio 1901[7], firmata da Zambosco Luigi, Lovazzano Carlo, dal Consiglio e dal Presidente SAOMS, si legge: "I sottoscritti si obbligano di fornire tutti i telari e antiporta forniti di ferramenti vernice tanto per le gelosie che per i telari e antiporta al prezzo di lire 14,50 al metro quadrato. I telari devono essere di legno arice, e l'antiporta e le gelosie di legno abete e dolce, ben stagionato. Le gelosie e i telari devono essere divisi in due parti tanto per l'altezza che per la larghezza. E per i lavori del palco al prezzo di lire 3 cadauna giornata."
Nell'Assemblea dei Soci del 7 agosto 1901 viene fatto un rendiconto delle spese sostenute per il restauro dei locali sociali, dalle quali si evince che esse sono state inferiori rispetto a quelle preventivare dal geometra Butti e che i lavori sono stati eseguiti "con sufficiente perizia"[8].
Da una parcella liquidata il 16 ottobre 1901 sappiamo che i lavori di restauro della sala sociale sono stati eseguiti dal sig. Stringa "pittore" (si tratta, dunque, in questo caso, di un lavoro di imbiancatura delle pareti[9]); da una successiva nota spese (valutata dal Consiglio Direttivo il 21 marzo 1903) di lire 21,50, scopriamo che il socio Zambosco Luigi ha eseguito "lavori da falegname fatti per conto della società"; da una parcella presentata in Consiglio il 7 agosto 1903, si evince, infine, che il fabbro Cesare Ferrari di Volpedo ha eseguito altri lavori per la SAOMS [10].
È datato 5 marzo 1905 un documento firmato dal re Vittorio Emanuele, che convalida la spesa di L.1726,10 che la SAOMS di Monleale ha sostenuto per comprare il locale in via Castello e per averlo restaurato allo scopo di collocarvi la sede sociale.[11]
Il 3 novembre 1907 il Presidente fa presente che sarebbe cosa utile disporre di un locale ad uso magazzino sociale, perché, lasciando la merce sotto la tettoia della tranvia, si va continuamente incontro alla perdita di quintali della merce stessa e si devono pagare somme non piccole per il facchinaggio e sosta dei vagoni, essendo impossibile che i soci possano andare subito a ritirare la loro merce. Vicino alla stazione tranviaria c'è una costruzione, attualmente solo con i muri, di proprietà del signor Dallocchio Francesco, il quale la cederebbe in affitto alla SAOMS, se questa si impegna a fare il tetto di tegole e travi di legno a sue spese; poi, tali spese sostenute, verranno scalate in un tot di annualità di affitto. Il consiglio incarica il socio Pelosi Vincenzo, muratore, di recarsi sul luogo per stabilire i lavori da fare per rendere il locale adeguato per uso magazzino e la spesa occorrente, e il presidente di recarsi dal Dallocchio, per chiedere per quanti anni ed a che canone annuo sarebbe disposto ad affittare il locale alla SAOMS.[12]
Il 2 novembre 1914 "il Consiglio delibera di trattare colla società Val Staffora per l'impianto della luce elettrica"; inoltre, "il Consiglio delibera l'impianto della latrina per l'edificio sociale e di provvedere alla pratica per la sua immediata esecuzione" e di riparare la portina d'ingresso dell'edificio sociale.[13]
Nel dicembre 1919 la Società Anonima di fornitura della corrente elettrica della Valle Staffora ha dichiarato scaduto il precedente contratto con la SAOMS e ne ha stipulato un altro, nel quale la società si impegna a pagare lire 60 annue, qualunque sia il consumo di corrente; il nuovo contratto durerà un anno e sarà automaticamente rinnovato, se non verrà disdetto un mese prima della scadenza.
Approvazione mandati di pagamento per riparazione vetri, lampadine e zoccolo all'interno della sala sociale.[14]
Il 25 aprile 1920 si approvano mandati di pagamento e fattura al falegname Zambosco Luigi per riparazione persiane delle finestre.
"Il consigliere Fornasari Silvio presenta verbale domanda perché si addivenga alla conclusione di rinfrescare le pareti interne della sala sociale, che da circa 20 anni non furono rinfrescate e sono decadute e sbiadite e non corrispondono alle esigenze dei tempi". Si approva.
Il consiglio prende atto del fatto che il locale sociale è troppo ristretto e non più adatto alle esigenze e agli scopi prefissi, per cui incarica il presidente di occuparsi di avviare le pratiche con il comune di Monleale per l'acquisto di un locale attiguo, di proprietà, appunto, del comune.[15]
Il 7 ottobre 1920 si decide di incaricare il pittore Stringa di Volpedo per il restauro della sala sociale, "che da oltre 20 anni non venne rinfrescata e la tinta è molto sbiadita con scalfitture".[16]
Il 19 dicembre 1920 si approvano varie parcelle, tra cui quella al pittore Angelo Stringa di Volpedo "per aver stuccato e colorito a doppia mano ad olio due finestre di gelosie e dipinto la sala sociale", e quella a Pelosi Vincenzo che, in qualità di muratore, ha risistemato il tetto della sala sociale.[17]
Il 20 febbraio 1921 il Presidente presenta un progetto per l'ampliamento della sala sociale che comporta una spesa di 30000 lire, ma, siccome tale somma è superiore al bilancio della SAOMS, l'assemblea all'unanimità delibera di continuare con l'ordine del giorno.[18]
Il 4 maggio 1921 si legge che "con deliberazione consigliare 25 aprile 1920 veniva approvato l'ampliamento della sala sociale e si dava incarico al geometra Carlo Butti di redigere il progetto e relativa perizia". Si liquida la parcella al geometra in questione.[19]
4 novembre 1922: Si da facoltà al presidente di occuparsi della sostituzione di alcuni vetri rotti e del parapetto del palco.[20]
Il 30 dicembre 1922 si approvano le parcelle per i lavori eseguiti nella sala sociale: a Dellera Giuseppe per 3 vetri per finestra, a Silvestri Antonio per riparazione 12 sedie, a Moglia Pietro fabbro, a Pelosi Vincenzo muratore, a Tosonotti Pasquale falegname.[21]
Il 27 ottobre 1923 si procede all'approvazione delle parcelle di pagamento del fabbro Moglia Pietro per "costruzione ripari per preservare i vetri delle finestre" e di Pelosi Alberto per l'acquisto di una spazzola per pulire il pavimento.[22]
Il 31 dicembre 1923 "il Presidente presenta un progetto redatto dal signor Zuccarelli Pasquale per la costruzione di un palco a mo' di galleria per dar posto al pubblico nelle riunioni di molta folla nella sala essendo questa un locale ristretto in molte occasioni.
Il consiglio prende in considerazione tale progetto in via di massima, riservandosi di studiarlo e sottoporlo poi all'assemblea."[23]
Il 17 maggio 1924 si decide di rinfrescare la tinta nella facciata dell'edificio sociale e nell'anticamera.[24]
Il 20 dicembre 1924 è posto all'ordine del giorno "Ampliamento sala. Su tale oggetto posto all'ordine del giorno ed anche alla presenza di una rappresentanza del municipio nelle persone dei signori Mogni Angelo sindaco Scherpa Carmelio assessore. Il Consiglio si mette in discussione e dalla medesima ne risulta che date le esigenze dei tempi e per l'aumentata popolazione, il locale sociale è troppo ristretto e non corrisponde più allo scopo prefisso. Vagliato l'argomento e intuito che vi sarebbe modo di ampliarlo mediante l'acquisto di un locale attiguo di proprietà del comune di Monleale. Il Presidente sentito l'esposto del Consiglio fa proprio tale argomento e lo chiama a deliberare su tale oggetto." Il Consiglio approva e si incarica il Presidente di fare la pratica col comune per l'acquisto del locale.[25]
L'8 agosto 1926 si liquida una parcella a Tosonotti Pasquale falegname, per riparazione del palco e fornitura di una scala doppia.[26]
7 settembre 1926: "Il consiglio vista la misura (?) rilasciata dal capomastro Zarri Giacomo per cui il Casanova Attilio nel rialzare la sua casa attigua alla casa sociale occupa metri 1,12 di muratura in divisorio al prezzo di lire 143 al metro con importo di lire 160 che pagando la metà deve alla società lire 80. il consiglio ritenendo giusta la misura e la valuta a voto unanime delibera la cessione la approva."[27] (Passo di difficile decifrazione…)
Il 20 novembre 1926 si liquidano parcelle a: Pelosi Vincenzo per lavori di muratura e a Zuccarelli Pasquale per "fornitura di una fornitura elettrica e posa in opera con relativo cordoncino e interruttore".[28]
Il 5 febbraio 1927 torna all'ordine del giorno l'oggetto: "Ampliamento sala. Il consiglio dopo viva ed esauriente discussione venne alla seguente deliberazione che si approva all'unanimità meno il consigliere Boveri Ambrogio che dichiara di astenersi, di attenersi alla deliberazione precedentemente presa in merito in data 20 dicembre 1924 con l'offerta di lire 3000" [non era 30000?].[29]
Il 7 aprile e il 12 giugno 1927 si discute nuovamente dell'acquisto dal comune del locale per l'ampliamento della sala sociale per lire 6000: siccome la sala è troppo ristretta per ospitare soci e pubblico sempre in aumento, sono state avviate le trattative con il regio podestà per la cessione del locate attiguo, che "molto si presta" ed è di proprietà del comune. Il comune lo venderebbe alla SAOMS per 6000 lire. Siccome la cifra "non esorbita dalle sue possibilità", l'assemblea approva l'acquisto del locale.[30]
Il 10 febbraio 1928, con il benestare dell'Assemblea, non resta che stipulare l'atto per l'acquisto del locale per l'ampliamento della sala sociale e si incarica il Presidente di procedere n tal senso.[31]
Il 2 maggio 1928, siccome si è concluso l'acquisto del locale attiguo alla sala sociale, si decide di farsi dare un prestito di lire 15000 per iniziare i lavori di ristrutturazione ed ampliamento, riservandosi di deliberare in seguito in merito ad ulteriori prestiti, perché già si sa che quelle 15000 lire non basteranno; Fornasari Carlo si dichiara contrario al prestito.
Si nomina il geometra Mossi Pio come tecnico per la direzione dei lavori di ampliamento della sala sociale, siccome si tratta di lavori di demolizione e sostegno.[32]
Dal 14 maggio al 20 luglio 1928 avvengono i lavori di ristrutturazione, eseguiti da Zarri Giacomo e dalla sua impresa; sono disponibili foglietti datati contenenti il numero di giornate lavorative per la ristrutturazione della sede sociale, firmati da Zarri Giacomo, riportanti ciascuno gli interventi apportati nella giornata e i muratori e i garzoni coinvolti.[33]
Il 10 giugno 1928 si decide di rimuovere il soffitto della sala sociale, essendoci spazio per dare maggior luce, "considerando che la rimozione dell'attuale soffitto non porta gran spesa e da specchio alla sala".[34]
Il 24 giugno 1928 il Consiglio si fa dare un prestito per l'ampliamento della sala sociale di lire 15000 dalla Cassa di Risparmio delle Province Lombarde e uno di lire 5000 da Boveri Clelio, per far fronte alle spese del magazzino.
"Il presidente espone al consiglio che nei lavori di restauro della sala sociale una parte di grondaia sporge verso la proprietà del coerente Casanova Attilio e questi benché non sollevi opposizioni pur tuttavia chiede garanzia. Il Consiglio a voto unanime ne prende atto assumendosi l'obbligo delle riparazioni per tale opera non vantando nessun diritto per tale sporgenza".[35]
Il 2 agosto 1928, preso atto che per i lavori di ristrutturazione della sede sociale si sono prodotti molti materiali di scarto (calcinacci e pietrisco) che ingombrano la strada e la proprietà comunale, si decide di cederli; il Consiglio si riserva di prendere visione dell'altro materiale, cioè legname e serramenti, disponendo anche per esso la cessione al miglior offerente.[36]
Il 10 ottobre 1928 si paga il notaio Molinari per l'atto d'acquisto del locale del comune attiguo alla sala sociale.[37]
Nel verbale del 21 novembre 1928 si legge: "Abbonamento incendio. In merito a tale oggetto a voto unanime si passa all'ordine del giorno" [quindi tale argomento non è stato discusso/deliberato?]. Inoltre, Boveri Ambrogio fa presente che altri materiali di scarto, dati dall'ampliamento della sala sociale, sono momentaneamente depositati su sedime comunale e il comune ha chiesto di poterlo utilizzare come breccia per la manutenzione delle strade, ma chiede alla SAOMS l'uso di due manovali per tutto il tempo che la macchina impiega alla frantumazione della pietra. Si approva in via provvisoria, in attesa di ridiscuterne in altra seduta del consiglio.[38]
Nel verbale del 23 dicembre 1928 si legge che la Società si è impegnata in un prestito contratto per fare fronte alle spese di ampliamento della sala sociale, ma, tale prestito, è ad un tasso di interesse maggiore rispetto a quello che si avrebbe con i titoli di stato, per cui si decide di vendere tali titoli e convertirli in denaro per coprire le spese ancora pendenti.[39]
Il 15 (?) maggio 1929 si discute sulla necessità di costruire una galleria nella sala sociale e di riverniciare i serramenti e, in particolare, le gelosie, più esposte alle intemperie; siccome non ci sono i fondi sufficienti per entrambi gli interventi, si rimanda la costruzione della galleria e si decide di ridipingere le gelosie.[40]
Nel verbale del 10 agosto 1929 si legge che, siccome è prossima la riapertura delle scuole, il podestà di Volpedo ordina di eliminare il calcinaccio sul sedime pubblico e si decide di asportarlo a spese della SAOMS e per rendere più agevole ai soci tale operazione, si decide di fare "vagliare" il calcinaccio.[41]
Il 5 dicembre 1929 si approvano le parcelle del pittore Stringa di Volpedo per la verniciatura di solai e gelosie.[42]
Il 24 dicembre 1930 si decide di dare inizio alla costruzione (in economia) della galleria, sia per contenere il pubblico che affolla la sala sociale in certe occasioni, sia per tenervi il ritrovo sociale, perché la sala, essendo molto vasta, risulta di difficile riscaldamento.[43]
Il 25 gennaio 1931 si approva il pagamento di una serie di parcelle per i lavori alla galleria a: Tosonotti per calce, gesso e cemento; Roldi per due putrelle; un vetro (non viene specificato da chi sia stato fornito); Lugano per un carro di sabbia; Rizzotti (o Rissotti) fabbro; Pelosi muratore; Fornasari manovale; Marchi falegname.[44]
Il 19 febbraio 1931, dalla relazione del Consiglio di Amministrazione SAOMS sull'esercizio 1930, si evince che, dopo aver fatto migliorie alla galleria della sala sociale, c'è un attivo netto di 10050,16 lire.[45]
Il 17 febbraio 1946 il Presidente chiede l'autorizzazione per la costruzione di una galleria nella sala sociale e di un ballatoio esterno, resi necessari per smistare l'affollamento della sala in occasione delle feste da ballo e delle riunioni. Per fare ciò, però, data la precarietà del fondo cassa, si rende necessario un prestito sociale volontario tra i soci, senza interesse di sessantamila lire circa, in quote da 100 e 500 ciascuna. Dette quote verranno restituite senza limite di tempo. Ne verranno estratte a sorte alcune ogni anno durante l'assemblea ordinaria dei soci, in numero differente ogni anno, in base alle possibilità finanziarie della SAOMS stabilite dal Consiglio di Amministrazione. L'Assemblea approva.[46]
Il 1 marzo 1953 il Direttivo, per poter eseguire i lavori che il locale sociale necessita, ha deciso di aumentare le quote sociali mensili: l'Assemblea approva all'unanimità.[47]
È degli anni 1960 / 1961 una "Memoria relativa al numero massimo si persone che possono accedere al salone della Società": il Presidente protesta contro la commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo perché ha stabilito un tetto massimo di capienza ammontante a 50 persone per la sala SAOMS di Monleale; il Presidente non trova riscontro legale per questa decisione e chiede spiegazioni.[48]
Sono del 29 aprile 1965 due preventivi di massima emessi dall' "Impresa costruzioni edili Repetto di Repetto Pietro e Figli di Villaromagnano", datati 29 aprile 1965, "per strutture murarie, fondazioni, tetto, solai, come da disegno allegato [non c'è], con impiego di materiali di recupero" del prezzo di 4. 740. 000 lire e "per strutture portanti in cemento armato, fondazioni e muri in calcestruzzo per semi-interrato" del prezzo di 5.100.00 lire. Dal preventivo si capisce che ci si sta riferendo ai disegni citati in precedenza che, presumibilmente, si riferiscono all'attuale locale SAOMS di Monleale, sito in piazza Capsoni.[49]
Il 6 dicembre 1971 si ha una "Visita e certificato di collaudo dell'edificio sociale" posto in piazza Capsoni, ad opera dell'ingegnare Giuseppe Costa, il quale ritiene che i locali oggetto di collaudo abbiano i requisiti, in rapporto alla pubblica incolumità, per essere adibiti a sala per ritrovo sociale ed a sala da ballo. Presidente SAOMS è Giovanni Cadirola, progettista e direttore dei lavori il geometra Franco Marchesotti. I lavori sono stati eseguiti direttamente dai soci.[50]
È del 6 ottobre 1983 un documento della prefettura di Alessandria trasmesso dal comune di Monleale a Nicolini Teresio in data 13 ottobre 1983 riguardante le "Norme sul comportamento al fuoco delle strutture e dei materiali da impiegarsi nella costruzione di teatri, cinematografi ed altri locali di pubblico spettacolo in genere": si richiede a tutti i titolari di sale per pubblici spettacoli di procedere ad adeguarsi alle norme di sicurezza vigenti.[51]
[1] Cfr. cartelle 5 e 11 dell'Archivio SAOMS.
[2] Cfr. cartella 112 dell'Archivio SAOMS.
[3] Cfr. cartelle 5 e 11 dell'Archivio SAOMS.
[4] Cfr. cartella 112 dell'Archivio SAOMS.
[5] Cfr. cartella 11 dell'Archivio SAOMS.
[6] Cfr. cartella 11 dell'Archivio SAOMS.
[7] Cfr. cartella 17 dell'Archivio SAOMS.
[8] Cfr. cartella 5 dell'Archivio SAOMS.
[9] Nel volume Cassanini Maura, Cau Ettore, Pernigotti Pierluigi, Tosonotti Vincenzo (a cura di), La memoria nelle immagini. Cent'anni di Volpedo, Volpedo, 1995, a p. 55, si nomina, un certo Angelo Stringa di Volpedo, che è anche stato consigliere comunale per un certo periodo, ed era "pittore, decoratore, verniciatore e tappezziere in carta".
[10] Cfr. cartella 11 dell'Archivio SAOMS.
[11] Cfr. cartella 112 dell'Archivio SAOMS.
[12] Cfr. cartella 12 dell'Archivio SAOMS.
[13] Cfr. cartella 14 dell'Archivio SAOMS.
[14] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[15] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[16] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[17] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[18] Cfr. cartella 7 dell'Archivio SAOMS.
[19] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[20] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[21] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[22] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[23] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[24] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[25] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[26] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[27] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[28] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[29] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[30] Cfr. cartelle 9 e 15 dell'Archivio SAOMS.
[31] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[32] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[33] Cfr. cartella 113 dell'Archivio SAOMS.
[34] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[35] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[36] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[37] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[38] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[39] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[40] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[41] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[42] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[43]Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[44] Cfr. cartella 15 dell'Archivio SAOMS.
[45] Cfr. cartella 9 dell'Archivio SAOMS.
[46] Cfr. cartella 9 dell'Archivio SAOMS.
[47] Cfr. cartella 9 dell'Archivio SAOMS.
[48] Cfr. cartella 112 dell'Archivio SAOMS.
[49]Cfr. cartella 113 dell'Archivio SAOMS.
[50] Cfr. cartella 112 dell'Archivio SAOMS.
[51] Cfr. cartella 113 dell'Archivio SAOMS.